Franco Arminio e l’infinito senza farci caso

Franco Arminio torna a far sentire la sua voce con L’infinito senza farci caso, una raccolta di poesie d’amore che, dopo Cedi la strada agli alberi e Resteranno i canti, è destinata a diventare il simbolo della sua poetica.

Ma andiamo con ordine, partiamo dalle basi, dagli albori: chi è Franco Arminio?

Franco Arminio è un poeta, scrittore, regista, paesologo. Sì, paesologo, così si è autodefinito. Parla dei piccoli paesi d’Italia descrivendo con vivido realismo le condizioni del Mezzogiorno d’Italia. Animatore di battaglie civili, collabora con diverse testate locali e nazionali e ha realizzato anche vari documentari

Nasce e vive a Bisaccia, in Irpinia. È autore affermato, e la sua penna ha raggiunto migliaia di lettori. Da tempo ormai si dedica ai viaggi e alla scrittura, in cerca della bellezza nel mondo e in difesa delle piccole realtà di paese. È diventato ispiratore e punto di riferimento di molte azioni contro lo spopolamento dell’Italia interna. Ha ideato e porta avanti la Casa della paesologia a Bisaccia e il festival “La luna e i calanchi” ad Aliano.

Roberto Saviano lo ha definito «uno dei poeti più importanti di questo paese, il migliore che abbia mai raccontato il terremoto e ciò che ha generato».

“Venticinque anni dopo il terremoto dei morti sarà rimasto poco. Dei vivi ancora meno.”

Negli ultimi anni ha pubblicato diversi libri, con notevole successo di critica e crescente apprezzamento dei lettori. Tra gli ultimi: Vento forte tra Lacedonia e Candela (2008, Premio Stephen Dedalus per la sezione Altre scritture), Nevica e ho le prove. Cronache dal paese della cicuta (2009), Cartoline dai morti (2010), Terracarne (2011), Geografia commossa dell’Italia interna (2013). Ha pubblicato numerose raccolte di versi, tra cui Le vacche erano vacche e gli uomini farfalle (2011), Stato in luogo (2012), Cedi la strada agli alberi. Poesie d’amore e di terra (2017, premio Brancati 2018) e Resteranno i canti (2018).

Ad appena un anno dalla sua ultima creatura, Arminio ritorna con L’infinito senza farci caso, edito Bompiani. Torna come si deve, non delude, ma come potrebbe, Arminio è una garanzia.

Sfogliando le pagine, accarezzando queste poesie ci ritroviamo catapultati in un mondo nuovo, in un mondo mistico, indefinito, sfocato. È come guardare un film seduti sulla sedia del regista, si parte da un’idea, e ci vuole un po’ di tempo prima che tutto prenda forma, la giusta forma.

Il soggetto a cui si rivolge, è un qualcosa di sbiadito, quasi evanescente, che torna sotto mutevoli forme a ispirare colui che canta. È mutevole, da essere ben definito diventa espressione della totalità della natura e poi si trasforma in particolare. L’amore dipinto da Arminio è casa, è un luogo in cui sentirsi al sicuro, lontano da occhi indiscreti.

Le sue poesie sono come istantanee che immortalano la bellezza della natura e il corpo, trasformato a volte in vegetazione, trasmette una sensualità quasi imbarazzante.

Infatti, se le emozioni vengono raccontate come un incontro di anime più che di corpi, la fisicità diventa contrasto, impatto, un incidente inevitabile tra due esseri che combattono tra loro e poi, alla fine cedono, si arrendono all’amore, all’ardere della carne.

È amore, è amore in tutte le sue forme, la poetica di Arminio. Da quella più delicata e pura.

“Entrare in te

pianissimo,

e poi restare fermo,

lentamente fermo,

assolutamente fermo.”

A quella più sensuale e conturbante.

“Questo bacio che si muove sulle braccia

come una formica e poi fa un volo,

si posa leggero sul tuo ventre

e lì diventa presto una farfalla

che cuce l’estate sulla tua pelle

e tu ti muovi come fa la terra.

Ora il tuo sì è una sillaba assoluta,

la lingua arriva al sesso e gli fa luce.”

È completezza, è insieme, è tutte le sfumature di cui è fatto un sentimento.

“All’improvviso un bacio

alla tempia,

un colpo di grazia.”

È estrema.

“Abbiate cura

di incontrare

chi non sta nel mezzo.

Cercate gli esseri estremi,

i deliri, gli incanti.

Cercate una donna o un uomo

che non siano di questo mondo,

cercate Giovanna D’Arco,

Giordano Bruno.”

È amore incondizionato per la sua terra, le cui radici spuntano, qua e là nelle sue parole.

“Amare

è obbedire a un appuntamento

preso per noi

mille anni fa.

Di questo tempo

mi parla solo ciò che resta dell’antico.

Dammi l’aria

di un pomeriggio

sannita

quando ti apro la bocca

con le dita.”

La poesia di Franco Arminio è tutto questo e tanto, tanto altro.

È una poesia capace di andare oltre le parole scritte, viaggia attraverso il lettore, trasforma le parole, le trasporta in mondi nuovi. Si adattano al contesto, si adattano a noi. Le percepiamo, le sentiamo, le viviamo. Diventano parte del nostro essere, si conficcano nel cuore.

È come un tarlo, Arminio, lui e l’infinito senza farci caso, si piazzano di traverso tra le pieghe della nostra anima, e non è possibile estirparle via.

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