Eugenio Montale, La Bufera: una poesia per Irma Brandeis

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La bufera che sgronda sulle foglie dure della magnolia i lunghi tuoni marzolini e la grandine,
(i suoni di cristallo nel tuo nido notturno ti sorprendono, dell’oro che s’è spento sui mogani, sul taglio dei libri rilegati, brucia ancora una grana di zucchero nel guscio delle tue palpebre)

il lampo che candisce alberi e muro e li sorprende in quella eternità d’istante – marmo manna e distruzione – ch’entro te scolpita porti per tua condanna e che ti lega più che l’amore a me, strana sorella, –

e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere dei tamburelli sulla fossa fuia,lo scalpicciare del fandango, e sopra qualche gesto che annaspa… Come quando ti rivolgesti e con la mano, sgombra la fronte dalla nube dei capelli,
mi salutasti – per entrar nel buio.

Eugenio Montale, La Bufera

Poesia dedicata a Irma Brandeis (3 febbraio 1905, New York – 29 gennaio 1990, Annandale-on-Hudson) critica letteraria e accademica statunitense.

Per Montale, nelle sue poesie è Clizia: la donna amata, la musa, il suo angelo.

Il loro fu un amore difficile, destinato ad essere e non essere allo stesso tempo: di mezzo anche la guerra, l’impossibilità di vedersi a causa delle leggi razziali (lei era ebrea). Memoria di quell’amore conservano i versi di Montale a lei dedicati e un carteggio di circa 156 lettere spedite e ricevute tra il 1933 e il 1939.

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